venerdì 15 aprile 2011

www.scuolademocratica.it e www.educazionedemocratica.it

www.scuolademocratica.it

Dopo circa un decennio di silenzio “Scuola Democratica” riprende le pubblicazioni integrando la testata originale con “Learnig for democracy” per evidenziare sia la prospettiva internazionale, europea in particolare, in cui intende muoversi, sia per ampliare gli ambiti della propria riflessione a tutte le forme di apprendimento (formale, non formale, informale) e al loro rapporto con il consolidamento e lo sviluppo della democrazia. Distribuita da “Guerini e associati”, si presenta, anche in libreria, con tre numeri annuali di cui uno speciale. Direttore della nuova serie (da ora: SD) é ancora Luciano Benadusi, affiancato da Vittorio Campione (vicedirettore) e da un comitato di valutazione scientifica formato da A. Cavalli (Pavia), D. Checchi (Milano Bicocca), G. Chiosso (Torino), C. Pontecorvo (Roma Saspienza) e da una redazione formata da ricercatori dei diversi atenei. Questa nuova serie “intende offrirsi come luogo interdisciplinare, di riflessione, di approfondimento e di dibattito sull’intero campo dell’education e del learning con un’attenzione specifica a ciascuno dei suoi settori – la scuola, l’universitá, la formazione professionale e l’apprendimento permanente – ma anche guardando alle loro ionterrelazioni ed al rapporto che intrattengono con la societá nel suo insieme e con altri ambiti quali la cittadinanza e il lavoro.” Attorno a SD si è aggregata una “ community di docenti universitari, esperti, professionisti,… una rete di enti e associazioni con elevati ruoli di responsabilitá nei propri ambiti di interesse.”
Nel “Manifesto”, sottoscritto dai membri della community e pubblicato nel numero zero, vengono indicati gli elementi di continuitá con le linee della vecchia testata argomentando motivi e direzioni di sviluppo per adeguarli ai cambiamenti verificati nell’intervallo di silenzio. Innanzitutto il rapporto tra questioni educative e questioni sociali in riferimento al futuro della democrazia. Nonostatnte la scolarizzazione di massa le diseguaglianze sociali non sono diminuite il che spinge a una riflessione sulla “scuola giusta” che possa offrire effettive opportunitá ai “capaci e meritevoli” come richiede anche la nostra Costituzione. In secondo luogo sará mantenuto l’impegno di SD a favore dell’innovazione, specie nel momento in cui, rilevando gli elementi di criticitá del nostro sistema formativo, si assiste ad “un prorompente revival di passatismo”. Terzo elemento di continuitá é “la connotazione pragmatica della scelta di campo per l’innovazione” che deve essere sostenuta non solo da “buone teorie” ma anche dai risultati della ricerca empirica e della sperimentazione. Da questi aspetti deriva il taglio interdisciplinare e l’interesse per lo scenario internazionale che saranno elementi connotativi della rivista. All ’attualizzazione di questi elementi della propria tradizione SD vuole aggiungere l’attenzione all’apprendimento che, “nella triplice accezione di formale, informale e non formale, soppianta I termini tradizionali di educazione, istruzione , formazione e scuola” , data la sempre maggior pervasivitá dei nuovi media tecnologici. L’integrazione tra le differenti agenzie formative é, quindi, la sfida che occorre affrontare, in tutti I campi.
Nello stesso numero M. Lichtner in “Educare per la democrazia”riprende e commenta testi di Dewey ; P. Landi analizzando il presente cerca di delineare “Il futuro dell’educazione”.
Questi materiali, uniti ai nomi dei firmatari del “Manifesto” e all’indice del numero 1, suscitano non pochi motivi di interesse, specie in quanti hanno conosciuto e utilizzato la rivista negli, ormai non pochi, anni passati e siamo ragionevolmente convinti che, la pluralitá delle posizioni presenti unita alla dichiarata apertura al confronto fra punti di vista diversi, non deluderanno sia I “vecchi” lettori sia i nuovi.


www.educazionedemocratica.it

“Educazione democratica. Rivista di pedagogia politica” é nata nel gennaio del 2011. É un semestrale interamente e gratuitamente fruibile in rete oppure acquistabile in cartaceo. Diretta da Paolo Fasce - in redazione Dimitri Argiropoulos, Maria C. Averame, Simona Ferlini, Alain Goussot e Michele Ragone (coordinatore dell’associazione “Amici di Danilo Dolci”)-, è in attesa di registrazione presso il tribunale di Lecce. L’esplorazione del nesso tra “educazione autentica” (in quanto fondata sulla libertá e sull’autonomia dei soggetti coinvolti nel processo educativo) e “democrazia autentica” (in quanto “sistema nel quale tutti abbiano un potere reale” che non si esaurisca nel “rito formale, sporadico e sempre piú inconsapevole del voto” ) é lo scopo che la rivista si propone. Le “direttrici culturali” lungo le quali intende muovere la ricerca vengono individuate : nella pedagogia antiautoritaria e libertaria, dalla scuola di Jasnaja Polyana di Tolstoi alla descolarizzazione di Illich; nella pedagogia laica e democratica, da Dewey a Freire a Lamberto Borghi a Piero Bertolini; nella pedagogia della non-violenza di Aldo Capitini, Danilo Dolci e Don Milani; nel movimento internazionale per la democratic education e nei tentativi di scuole alternative (dalla Subdury Valley Schools alla scuola democratica di Hadera in Israele).Nel Primo numero un dossier sulle carceri mette a confronto la situazione italiana con alcune esperienze tese a rendere meno incompatibile la realtà carceraria con la dignità umana. Nella sezione “Esperienze e studi” un saggio di Yaacov Hecht, fondatore della “Scuola democratica” di Hadera motiva il principio-base dell’educazione democratica: “per un apprendimento reale ènecessario che ognuno possa esplorare liberamente il campo di esperienza che piú lo interessa andando oltre I percorsi proposti (imposti) dalla scuola”. Alain Goussot, con la bussola dell’attivismo europeo, esplora delicati problemi dell’educazione come la responsabilità educativa degli adulti, la disciplina, la valutazione, l’integrazione di allievi con bisogni speciali. Irene Stella firma una relazione sulla Scuola Democratica di Kapriole di Friburgo, mentre Antonio Friscarelli prende le mosse da alcuni dati della biografia di Gandhi per riflettere sul valore educativo della timidezza. La sezione “Note” é riservata a tematiche legate all’attualitá come il ricordo di Antoine de la Garanderie, le attività dell’associazione “Popoli in arte” e il suo impegno per la diffusione della pedagogia di Paulo Freire, il resoconto della conferenza annuale della Comunità Europea per l’Educazione Democratica ecc. I riferimenti dichiarati nel manifesto della rivista rimandano alla piú forte e consolidata tradizione della pedagogia progressista, alla sua stretta correlazione con gli ideali della democrazia specie se tradotti in concrete realizzazioni di strutture educative e di interventi nella societá. La possibilitá di utililzzare tali riferimenti come chiavi di lettura della realtá attuale per dibattere ed elaborare prospettive e proposte capaci di dare impulso e vigore innovativo a un sistema educativo spesso stanco ed avvilito da una colpevole (e consapevole ?) sottovalutazione della sua centralitá per il progresso (non solo per lo sviluppo!) della societá, puó risultare molto stimolante. Gli ostacoli e le resistenzeper incidere in modo profondo e diffuso sono peró molto forti e richiedono grande impegno intellettuale e politico, impegno che forse puó trovare terreno propizio nella reazione alle ultime e deleterie decisioni della politica nei confronti della scuola. Ci auguriamo perció che questa neonata voce possa trovare forza e vigore per unirsi efficacemente alle altre giá attive nella stessa direzione.

lunedì 31 gennaio 2011

La scuola delle riviste. Le pubblicazioni delle Edizioni Euro

http://www.euroedizioni.it

Questa casa editrice torinese tratta prevalentemente problemi organizzativi e gestionali delle scuole di ogni ordine e grado sul piano sia pedagogico-didattico sia amministrativo-contabile. Le competenze sviluppate e disponibili le consentono di proporre al personale scolastico percorsi di formazione, attività di consulenza e servizi come riferimenti interpretativi, supporti operativi e quant’altro possa rendersi necessario nella conduzione di un istituto. Nell’home page, asciutta ma chiara e funzionale, si possono vedere i titoli delle “Ultime notizie” raggruppati in base alle categorie di riferimento: “Dirigenti; docenti; ATA; servizi e repertorio; formazione; concorsi”. Di ogni argomento è possibile accedere a una sintetica esposizione corredata dai rimandi per eventuali approfondimenti. Il menu principale è completato dall’”Archivio notizie”; dai “Collegamenti web” (Ministeri dell’istruzione e delle finanze); dalla “Modulistica” utile per chi, singolo o ufficio, debba muoversi nei meandri della burocrazia. Fra i servizi offerti, una sezione raccoglie i “Quesiti” e le risposte di un esperto e un’altra offre alle scuole un pacchetto per la creazione e la gestione di un sito web personalizzabile sia nella struttura che nelle dimensioni.
Oltre ai libri, ordinabili on line, la casa editrice ha in catalogo 4 riviste ricevibili per abbonamento.
“Amministrare la scuola”, che pubblica 14 numeri all’anno, approfondisce soprattutto gli aspetti applicativi di leggi, circolari e regolamenti rivolgendosi soprattutto agli uffici di segreteria. Nell’indice dell’ultimo numero si trova dalla “Normativa antimafia” alla “Indennità di funzioni superiori agli assistenti amministrativi”, al “Pensionamento forzoso”, al “Risarcimento per mancata nomina” ovviamente assieme ad altre questioni difficilmente ipotizzabili da non addetti ai lavori.
“Dirigere la scuola” propone mensilmente ai dirigenti, ma non solo, temi di riflessione sull’”Attualità scolastica”. Il titolo dell’editoriale dell’ultimo numero (N° 2, 2011), “Quella strana distanza tra politica e scuola”, fornisce una chiara indicazione degli scopi della rivista: affrontare anche la “Gestione amministrativa e contabile” di un istituto senza dimenticare finalità e ruolo della scuola nel contesto socio/politico/culturale in cui si muove e, rispetto al quale, anche le scelte amministrative possono produrre effetti di non trascurabile significato.
“Rassegna normativa”, con 14 uscite annuali, offre un sistematico e pratico repertorio di “Notizie, scadenze, adempimenti” e si propone come efficiente ed aggiornato strumento di lavoro per quanti operano, con compiti e responsabilità diversi, nei vari uffici scolastici.
“Scienza dell’amministrazione scolastica” è un trimestrale in cui vengono sviluppate approfondite analisi e riflessioni critiche sui diversi provvedimenti legislativi, di livello non solo ministeriale, e sugli effetti che possano produrre nella scuola, in ambito sia generale sia locale. Sempre con il chiaro intento di cogliere la non sempre evidente complessità delle interazioni fra i diversi elementi che nel sistema scolastico governano: i rapporti col sistema giuridico, specifico e generale; i processi decisionali dei vari organismi politici che hanno competenze in campo scolastico; la formazione, il ruolo e la gestione del “capitale umano” nella pubblica amministrazione; lo sviluppo dell’autonomia degli istituti scolastici; l’utilizzo pedagogico-didattico e, in prospettiva, politico di sistemi standardizzati di valutazione degli apprendimenti.
L’editoriale della direttrice Anna Armone (l’unico di tutte le riviste ma anche gli altri potrebbero interessare) consente di conoscere il taglio dei diversi articoli dell’ultimo numero, sarebbe interessante qualche nota anche negli indici dei numeri passati.

Loris Borghi

lunedì 20 dicembre 2010

"Scuola oggi" e "Gli asini"


www.scuolaoggi.org


“Il giornale delle scuole diretto da Augusto Pozzoli” quotidianamente aggiorna i temi su cui la redazione e un folto gruppo di collaboratori intervengono nella home page. E’ datato 21/12/010 “Risalire la china” in cui Stefano Stefanel, proponendo una lettura critica de dati OCSE PISA 2009, ipotizza quelle che, a suo giudizio, potrebbero essere le condizioni atte a mantenere il trend positivo rilevato in una situazione di sempre più scarsi finanziamenti al sistema scolastico. Se si può “parlare di scuola più povera, ma più forte” può essere “necessario rifare da capo i contratti e concentrarsi sugli obiettivi da far raggiungere ai nostri studenti e non sui diritti dei lavoratori. In questo modo si può far fronte a difficoltà economiche…” “Il problema del contratto della scuola è reso ancor più complesso dal decreto Brunetta, una norma confusa e piena di stranezze e ambiguità, che pure ha avuto il grosso merito di rendere meno stagnante il mondo della scuola, ora ‘preoccupato’da performance, dirigenza e procedimenti disciplinari.” Chi scrive non è in grado di immaginare quanti operatori scolastici siano d’accordo con l’analisi e l’ipotesi proposte, però ricorda negli anni 70/80 l’alto livello di motivazione degli insegnanti nello studio, nella ricerca e nell’innovazione, sostenuto da non mortificanti stipendi e investimenti, sia politici sia finanziari.
Già dal titolo “Le reggenze 2010-11: metafora di un paese sbagliato” (20/12/010) Antonio Valentino dichiara la sua posizione su un problema, la gestione degli istituti scolastici, che non sempre trova nei mezzi di comunicazione una eco pari alla sua importanza. Questo anno scolastico vede la bellezza di 1497 reggenze su 10.431 scuole: il 14% di tutte le scuole ha un dirigente titolare in un istituto diverso! Quindi il conseguente abbassamento della qualità della gestione pedagogica, didattica, organizzativa, economica e socio-politica nel territorio, interessa un numero almeno doppio di realtà scolastiche, con una sempre più scadente risposta ai problemi sia contingenti nel quotidiano sia di sviluppo della proposta educativa. Tale situazione, visto che i bandi di concorso non sono stati ancora pubblicati, è destinata a prolungarsi e ad aggravarsi fino ad interessare la metà delle scuole. “Una scelta (consapevole ?) particolarmente miope sia per la modestia dei risparmi (60% della spesa per dirigenti di ruolo), sia per la realizzazione della “riforma epocale” di riordinamento della scuola superiore. Chi motiverà, promuoverà, organizzerà e gestirà le innovazioni?”
Pippo Frisone (20/12/010), “Il provveditorato di Milano verso l’affondamento”. Dai 400 impiegati che il CSA contava qualche anno fa, nel 2011 la sede di Milano scenderà sotto la quota 100. Gli uffici più colpiti: pensionamenti, graduatorie ad esaurimento, concorsi, personale ATA ecc.. Già negli anni passati si erano verificate difficoltà e conseguenti ritardi in qualche modo tamponate dal personale “in prestito”dalle scuole. Con i numerosi pensionamenti previsti e i tagli degli organici difficilmente le scuole potranno “prestare” personale, specie dirigenti (oggi il 25% delle scuole lombarde ha un reggente!). Che si proceda in questo modo per affidare provveditorato e direzione generale alla Regione e realizzare “un federalismo in salsa lombarda? Il dubbio è legittimo. “E mentre si mette in ginocchio la scuola statale e il provveditorato affonda nel disinteresse generale, il governo regala 250 milioni alla scuola privata.”
P. Almirante (21/12/010) lancia un altro sasso nelle acque non proprio tranquille della scuola: “Presidi, eletti dai docenti?” dichiarandosi favorevole alla proposta di legge dell’on. Giambrone dell’IDV sulla base di diverse motivazioni: la gestione dei concorsi, dispendiosa, farraginosa, non sempre limpida e tale da garantire competenze adeguate nei vincitori; l’ampiezza dei poteri (fino a 10 giorni di sospensione) attribuita ai dirigenti dalla legge Brunetta; l’inamovibilità, in pratica, del dirigente eventualmente incompetente e/o infingardo. Se l’università elegge un rettore tra i docenti, se un municipio può essere retto da un sindaco eletto senza che ne siano vagliate le competenze giuridiche, amministrative e culturali, che cosa impedisce a un collegio di docenti di eleggere un “pimus inter pares” che, oltre a conoscere direttamente i problemi dell’istituto, risponde del proprio operato ai colleghi con la possibilità di venire rimosso in caso di gestione non soddisfacente? L’autonomia delle scuole non troverebbe una più completa realizzazione? Infine, se in Germania e in Inghilterra i dirigenti vengono eletti e, in più, continuano a insegnare per metà del loro tempo ricompensati con una semplice indennità e le cose funzionano bene, perché in Italia no?
Chi volesse commentare l’articolo e prendere parte all’inevitabile dibattito può facilmente registrarsi e partecipare anche al forum “Parlare insieme di scuola” sui diversi problemi che l’affannano. Arricchisce il sito un archivio razionalmente organizzato per argomenti dal quale si possono recuperare articoli arretrati.




www.gliasini.it


“Non siamo una nuova casa editrice ma un onesto e utile strumento di ricerca e approfondimento per le minoranze attive e positive, in un’epoca di corruzione e di sbandamento del nostro paese.”
L’iniziativa editoriale è nata dalla collaborazione tra la rivista “Lo straniero” (www.lostraniero.net , “Mensile di arte cultura scienza e società”) e l’associazione “Lunaria” (www.lunaria.org , “Associazione di promozione sociale”) coordinata da Goffredo Fofi e Giulio Marcon. La sua mission : approfondire e dibattere in modo “anticonformista e radicalmente controcorrente” le questioni di più stringente attualità relative a economia, politica,cultura, educazione, antichi e nuovi fondamenti etici, nell’ottica del “rifiuto delle basi distruttive e opportunistiche del potere e dei suoi complici, dell’apertura alle esigenze di giustizia, del rispetto per la natura e per il futuro.”
Il ricco catalogo, articolato in “opuscoli, libri necessari, piccola biblioteca morale, arti e mestieri, muse furiose e quaderni”, propone testi, acquistabili on line o in libreria, di autori che, in ambito nazionale e/o europeo, hanno assunto stimolanti posizioni di rilievo nel dibattito culturale e che si inseriscono con punti di vista diversi nella prospettiva delineata dallo statuto. Le novità vengono evidenziate con una recensione.
Nel catalogo è inclusa anche “Gli asini”, “rivista bimestrale di inchiesta e ricerca pedagogica e sociale”, di cui sono usciti i primi due numeri. Gli indici sono particolarmente ricchi e vari. Gli articoli sono raccolti in 5 sezioni: strumenti, film, pratiche, scenari, immagini e, dai titoli, non è difficile cogliere l’originalità delle trattazioni anche se, purtroppo, non è possibile leggere per intero qualche esempio.
Il testo cartaceo facilita certamente lo studio e una più approfondita analisi dei contenuti e la propensione all’acquisto è favorita dalle dimensioni agili, dai prezzi ridotti e dalla possibilità di acquistare i volumetti on line con uno sconto, tuttavia una scheda sintetica di presentazione e qualche abstract degli articoli più significativi renderebbero senza dubbio più appetibili gli “strumenti di ricerca e approfondimento”.

Loris Borghi

lunedì 22 novembre 2010

Le Monde Diplomatique, Ottobre 2010. Educazione.

Note su un numero speciale.

Il fatto che una delle più prestigiose riviste internazionali di analisi sociologico-politica si soffermi sulla crisi della scuola e della formazione permanente (lifelong e life-wide) con un’ottica comparata è senz’altro un elemento degno di rilievo.
La galassia di Le Monde, d’altra parte, ha una rivista specificamente dedicata (“Le Monde de l’education”) e il quotidiano medesimo dedica una puntuale osservazione alle notizie ed ai reportage sul formativo nei vari scenari internazionali. Le politiche formative sono le prime a patire la scure dei governi in un tempo in cui essi paiono incapaci di comprendere i potenziali e i benefici di un serio investimento culturale proprio per l’uscita sia dalla crisi politica sia dalla crisi economica che attanagliano in egual misura il mondo occidentale.
Le Monde Diplomatique (che in Italia si può leggere grazie al lavoro della redazione del Manifesto) ha dedicato, infatti, un Dossier alle politiche educative all’interno del suo numero di ottobre. Gli interventi sono di pregio e l’intento internazionalista delle carte viene rispettato.

USA. Politiche educative, una sfida per Obama.

Il primo articolo dello speciale è a firma della docente americana Diane Ravitch, già Ministro dell’educazione sia con Bush padre sia con Bill Clinton, una tecnica, insomma. D’altro canto Ravitch, che insegna alla New York’s University, è la madre della legge No Child Left Behind (Neessun ragazzo lasciato indietro) del 2001 che prevede programmi educativi “plasmabili” sulle esigenze di ogni singolo studente e che verrà completata nel 2004 dalla riforma bipartisan della legge IDEA (Individuals with Disabilities Education Act), la quale riprende una concezione di educazione liberale cara al pensiero americano sin dalle dottrine di John Rawls sulla “giustizia sociale” e per cui prestò la sua consulenza (stavolta a Bush junior) l’eminente filosofa Martha Nussbaum. Diane Ravitch sottolinea la rilevanza che ebbe nella sua legge federale del 2001 la possibilità per i ragazzi più disagiati socialmente di poter usufruire di corsi formativi gratuiti e l’importanza di connubiare in maniera più efficiente nei percorsi educativi di base (siamo nell’ambito della cosiddetta Mandatory school, la “formazione obbligatoria”) l’insegnamento delle lettere e quello delle scienze e della matematica. Ravitch si sofferma – e critica il – sul sistema delle Charter School (a metà strada tra le scuole private e quelle pubbliche, in quanto esse ricevono finanziamenti statali anche se fondate da associazioni di genitori non soddisfatte dell’insegnamento pubblico). In particolare la Professoressa Ravitch critica le politiche di Barack Obama tendenti a favorire i finanziamenti pubblici per le Charter school sulla base delle valutazioni degli insegnanti secondo i risultati ottenuti dai loro studenti. Questa critica è ben presente nella letteratura specialistica attuale e Roland Fryer dell’Università di Harvard ha presentato evidenza statistico-economica della necessità di libertà educativa input-based piuttosto che outcome-based. Secondo il Professor Fryer, infatti (Fryer è il più giovane afroamericano ad aver vinto una borsa di studio ad Harvard), agli studenti deve essere assicurata un’educazione adeguata a prescindere dai loro effettivi risultati (record) scolastici.

L’efficacia scolastica sotto una lente.

Il dibattito sull’efficacia scolastica è al primo piano anche in Europa, nel momento in cui lo Stato domanda agli insegnanti di fare di più con meno mezzi ed in cui docenti e discenti affrontano la riduzione del tempo consacrato all’apprendimento. In Francia, la sociologa parigina Sandrine Garcia mette in evidenza come il tempo scolastico dedicato fattivamente all’insegnamento sia passato in un solo anno dalle 936 ore annuali a 864 ore, dopo le riforme messe in campo da Sarkozy e dalle finanziarie del Governo Fillon. Garcia si chiede quali siano oggi le istituzioni a cui si è demandato il compito egualitario e di democratizzazione di cui, storicamente, lo Stato francese aveva incaricato il sistema educativo (storica è, infatti, la missione del primo ministro della Terza Repubblica Jules Ferry per una “scuola gratuita, laica ed obbligatoria”). Infine, Garcia riprende argomentazioni care persino ad Adam Smith quando sancisce che dovrebbe essere il settore pubblico a garantire la libertà sostanziale educativa ed a svincolare il ruolo formativo dai meccanismi della “mano invisibile” del mercato. Si pone, insomma, una questione economica di “internazionalizzazione” pubblica della politica pubblica educativa e delle sue esternalità (casomai negative, certamente non profittevoli nel breve periodo). Garcia lamenta, invece, che le improvvide politiche governative di tagli messe in opera dal Governo francese, hanno trasferito sulle famiglie il peso dell’eventuale fallimento educativo. D’altro canto, anche gli insegnanti sono costretti a far fronte ciascuno di per sé ad una situazione di caos politico con riguardo alle politiche dell’apprendimento. Lo slogan è all’unisono: “Je n’ai jamais vu un tel bazar”!

Prospettive internazionali del riconoscimento delle competenze educative.

Dopo un interessante articolo sulle mancate promesse del governo giapponese capitanato dal democratico Hatoyama Yukio (alla guida di un brevissimo governo del PDJ dal settembre 2009 al giugno 2010), si passa ad un’analisi comparata della situazione europea del settore educativo RPL/RVA (dove RPL sta per Recognition of Prior Learning, ovvero per Riconoscimento del Sapere di Base e RVA per Riconoscimento Validazione Accreditamento dell’apprendimento). L’articolo, a firma di Nico Hirtt dell’Appel pour une école démocratique, si sofferma sull’avvertita necessità di un aumento internazionale delle politiche di formazione professionale in grado di conciliare un apprendimento tecnico con un apprendimento “umanistico” ed ideale-valoriale. Secondo l’autore, le competenze su cui oggi occorre fare perno, a tal proposito, sono la conoscenza delle lingue straniere, il calcolo matematico, una cultura tecnologica, l’acquisizione di competenze relazionali e sociali, senso dell’iniziativa e spirito d’inventiva e flessibilità.

Mattia Baglieri

sabato 20 novembre 2010

“Voci del verbo insegnare”

http://www.iger.org/category/gruppi/voci/
“…un luogo dove il dibattito sull’insegnare diventi parola condivisa ed opportunità di confronto delle varietà delle voci; toni e timbri diversi debbono comunicare.” “Crocevia di esperienze, vissute o segnalate, e come luogo aperto alla discussione. Invitiamo a proporre testi e materiali.” Questo dice il “Chi siamo”. Effettivamente scorrendo l’elenco degli autori che hanno inviato materiali abbiamo incontrato, fra i tanti sconosciuti, amici e colleghi persi di vista, nomi autorevoli della pedagogia, del giornalismo, dell’università ciascuno dei quali offre uno spunto, una riflessione, un punto di vista legati, comunque, all’attualità.. Con sorpresa sono apparsi anche nomi importanti della storia della cultura mondiale. Nelle loro pagine qualcuno ha trovato pensieri, esperienze, vicende legate al tempo e al mondo della scuola da riproporre, non importa se per il puro e semplice piacere della lettura o per provocare una riflessione e un confronto a più voci.
Curando interessi precisi, che vadano oltre la semplice curiosità, è possibile scorrere le notizie, sempre aggiornate, relative ad “Eventi” o ad “Incontri”, piuttosto numerosi in questo momento pieno di problemi e tensioni per la scuola.
Altre sezioni raccolgono “Contributi” che possono consistere nell’esposizione di esperienze personali, di proposte didattiche, di riflessioni su tematiche di attualità come, ad esempio, la “mini naja” o i corsi di “allenamento alla vita” tenuti da istruttori militari pensati per gli studenti lombardi, corsi che, in seguito al coro unanime di critiche, sono stati opportunamente ritirati. Dalle “Finestre” si possono vedere, archiviate in 69 pagine, recensioni non solo di libri (dalla narrativa, alla saggistica, alla poesia), ma anche di mostre, di spettacoli, di eventi culturali o di rilievo sociale, di siti web.
Le “Grandi pagine” portano con rapidità da Nietzsche a Pascoli, da Erri De Luca a Lewis Carrol, da Pasolini a Giorgio Celli, a Witold Gombrowicz, a John Dewey, a Luigi Einaudi ecc. Naturalmente in calce a ogni testo si trova il format per inviare i commenti personali; testi più impegnativi vanno inviati a insegnare@iger.org per il necessario esame da parte della redazione.
In conclusione le “voci del verbo insegnare” non si limitano ad offrirci, assieme agli spunti per una discussione, la possibilità di prendervi parte, ma ci danno anche l’opportunità di una navigazione, piacevole e gratificante, in luoghi inattesi e poco conosciuti che aprono orizzonti ampi e ricchi di suggestioni.

Loris Borghi

“Pedagogia PIU’ didattica”

www.erickson.it/
E’ un quadrimestrale che si propone come “strumento di riflessione pedagogica e di progettazione didattica.” La direzione a più mani (Massimo Baldacci, Liliana Dozza, Franco Frabboni, Franca Pinto Minerva) apre a un ampio ventaglio di temi pedagogici sia “antichi” (l’ambiente, la famiglia, la scuola, il lavoro, il tempo pieno…) sia “nuovi” (gli adulti e gli anziani, i disabili, l’intercultura, l’orientamento…), temi che, nell’ottica della progettazione sperimentazione valutazione, vengono sviluppati nella parte relativa alla didattica toccando le problematiche relative ai luoghi e all’individualizzazione dell’insegnamento/apprendimento, a conoscenze e competenze, a unità e progetto didattici, ai laboratori, alla ricerca, alle tecnologie dell’istruzione, alla valutazione ecc. Viene riportato come esempio il testo integrale di due articoli apparsi nel primo numero: “Riflessioni per la teoria del curricolo” di Massimo Baldacci e “Quando l’insegnamento è a misura dell’allievo. Lo streaming e il mastery tra i banchi” di Franco Frabboni. Entrambi i testi, col supporto di note e indicazioni bibliografiche, ci portano a questioni di notevole rilevanza professionale l’approfondimento delle quali può avere importanti ricadute sul concreto e quotidiano “fare scola”, specialmente ai fini del confronto fra colleghi per l’armonizzazione dell’azione didattica. Quindi un ottimo strumento di qualificazione professionale, da proseguire però con altri strumenti. Probabilmente l’interesse per l’eventuale acquirente o possibile abbonato verrebbe maggiormente stimolato se, dopo la dimostrazione del livello dei contenuti, venissero proposti gli indici, se non gli abstract degli articoli, dei numeri successivi. Questa osservazione può essere estesa anche alle numerose altre riviste della stessa editrice. Sono raccolte in 6 sezioni: Educazione e didattica (11 titoli: Cooperazione educativa, Educazione interculturale, L’integrazi0ne scolastica e sociale, Media education, Orientamenti pedagogici, Pedagogia PIU’ didattica, Psicologia dell’educazione, Psicologia dell’educazione e della formazione, REM: Ricerche su Educazione e Media, RicercAzione, Studium educationis); Disturbi di apprendimento (3 titoli); Disabilità (3 titoli); Psicologia (5 titoli) Lavoro sociale (1), E-learning e formazione on line (4 titoli). Sia dai testi di presentazione, sia dagli articoli riportati come esempio, è facile individuare quadri problematici e prospettive di approfondimento e dibattito estremamente stimolanti per chiunque si interessi di educazione tanto in rapporto a questioni specifiche quanto in relazione a tematiche generali e ciò è coerente con il profilo della casa editrice.

Loris Borghi