venerdì 8 ottobre 2010

“Articolo 33”

[link su www.edizioniconoscenza.it, oppure su www.flcgil.it ]

Mensile, si occupa di politiche della conoscenza, di lavoro e di sindacato nei settori della conoscenza, ma anche di cultura. Vuole ”contribuire a “...costruire un filo che tenga insieme quelle esperienze in un progetto aperto sempre di più all’eterno, assumendo fino in fondo la consapevolezza della funzione fondamentale della conoscenza nel tenere insieme competitività e coesione sociale.” Questa varietà di temi, apparentemente estranei l’uno all’altro ma coerenti nel proporre un humus in cui piante culturali diverse, possano dare luogo ad una vegetazione di idee armonica pur se variegata e vitale, risulta evidente e stimolante percorrendo gli indici dei numeri finora usciti. Le diverse sezioni sviluppano mediante interventi qualificati tematiche di attualità
che irrobustiscono il “filo” tra il mondo della conoscenza e dell’educazione e il mondo della cultura e della società. Un esempio è l’indice del N° 6/7 del 2010. Si apre con l’editoriale di Anna Maria Villari su La crisi c’è e si vede. L’estate rovente del lavoro pubblico. E sulla crisi economica e le ricadute della conseguente manovra finanziaria nel mondo della conoscenza si sviluppano le analisi e le riflessioni nei 5 articoli in “Primo piano” che si possono leggere sul web. Claudio Fracassi vede nella scuola Il conto della crisi [ caricato]sulle spalle di chi studia e lavora perché “vengono colpiti i redditi da lavoro, ipotecate pensioni e buonuscita, bloccati contratti, diritti e relazioni sindacali” quindi viene “colpito il diritto allo studio e negato alle scuole pubbliche il minimo per sopravvivere”. Marco Valerio Broccati motiva alcune Stime sul blocco delle retribuzioni della docenza universitaria. stime che, pur nella differenza degli effetti in rapporto alle situazioni individuali, lasciano intravvedere riduzioni notevoli anche agli effetti pensionistici. Rita Guariniello [Università. I costi della manovra. Penalizzati gli atenei virtuosi ] analizza accuratamente le norme firmate da Tremonti, Brunetta e Gelmini, il combinato-disposto delle quali produce una “miscela esplosiva”: anche a causa dei tagli al fondo di finanziamento ordinario degli atenei, si finisce con l’espellere dalle università le leve giovanili; togliere speranze ai precari (fuori 26.500 di cui 20.000 a contratto) compromettendo ricerca e didattica; bloccare i contratti con una effettiva diminuzione sia dei salari di docenti e personale tecnico e amministrativo sia del trattamento pensionistico; bloccare le spese per missioni anche all’estero tarpando le ali della ricerca specie nelle università che maggiormente avevano investito in questa prospettiva. “Definire demenziali alcune delle scelte contenute nella manovra è dir poco.” è la sconsolata conclusione dell’autrice. Gabriele Giannini [Manovra finanziaria e ricerca. Un risparmio che costa un occhio]. Pur riconoscendo al decreto approvato dal Senato il 15 luglio sensibili miglioramenti rispetto alla stesura iniziale, il giudizio sulle “Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica” rimane fortemente negativo. “ Non interviene sulle ragioni della crisi, ma colpisce il lavoro pubblico, taglia i trasferimenti a regioni e autonomie locali riducendo il sistema del welfare,aumenta la precarietà e riduce i diritti.” Vengono smantellati enti ed istituti disperdendo know how per ottenere risparmi irrisori anziché riordinare il settore con un piano organico. Si penalizza il personale trascurando il fatto che lo sviluppo è direttamente proporzionale alla quantità e qualità della ricerca. Beniamino Lami [Manovra previdenza e pensioni. Un pegno per la vita]. Un approfondito esame dei diversi temi toccati dal decreto porta l’autore a denunciare come l’aumento dell’età pensionabile delle donne, il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità prolunghino gli effetti negativi della crisi sull’intera vita lavorativa e sulla pensione specialmente nel settore del pubblico impiego e della scuola: il governo colpisce i redditi bassi e squilibra il sistema previdenziale.
Accanto al ruolo centrale di “Primo Piano” ci limitiamo a citare “Dibattito”; “Pedagogie e Didattiche”; “Studi e ricerche”; “Arte”; “Tecniche e invarianti nell’arte contemporanea”; “Tempi moderni”; “Progetti ed esperienze”; “Incontri”; “Letterature”; “Libri” oltre alle consuete rubriche che costituiscono il ponte tra la rivista e i lettori .


www.retescuole.net

Un sito decisamente vivace. Nella home page un banner fa scorrere 10 domande al ministro Gelmini. I temi sono vari e tutti attinenti alla sua “riforma epocale”, toccano tagli alle elementari e tempo pieno (1); il contributo “volontario” dei genitori per il funzionamento delle scuole e i crediti degli istituti scolastici nei confronti del ministero (2); il 5,7% del PIL, media OCSE, e il 4,5% dell’Italia impegnati per il sistema scolastico (3); il modestissimo numero di assunzioni rispetto al fabbisogno (4); un sostegno ogni 2 alunni disabili, previsto per legge, e le attuali 4/6 ore settimanali (5); la diminuzione delle ore di laboratorio di arte, musica, tecnologia, fisica, italiano per stranieri (6); da 27 a 35 alunni per classe mentre il massimo previsto è 25 (7); eliminazione delle sperimentazioni nei licei per tornare a Gentile (8); la diminuzione del tempo scuola nei licei artistici e linguistici (9); la riduzione del monte ore anche nelle classi successive alla prima negli istituti tecnici e professionali (10).
Francesco Mele, chiede le dimissioni del ministro Gelmini motivandole con i suoi trascorsi politici (rimossa all’unanimità da presidente del consiglio comunale di Desenzano sul Garda per “manifesta incapacità e improduttività politica e organizzativa”) e cultural-professionali ( il famoso esame di stato a Reggio Calabria), uniti alle recenti disavventure legali (le sentenze sfavorevoli del TAR del Lazio, il parere negativo del CNPI su alcuni aspetti della sua riforma, il giudizio sfavorevole del Consiglio di Stato relativo al ricorso del MIUR). Senza dimenticare, ovviamente, la qualità complessiva della sua attività ministeriale.
Disavventure legali del Ministero 2: il tribunale del lavoro di Siena ha emesso una sentenza che obbliga all’assunzione a tempo indeterminato di chiunque abbia avuto un contratto per tre anni consecutivi nello stesso posto, tanto più se detto posto risulta vacante.
Altri temi: le compresenze nelle elementari, le motivazioni delle diverse e numerose manifestazioni nelle varie città e in particolare di quella dell’8 ottobre.

Loris Borghi