giovedì 27 maggio 2010

Gelmini.Licei

Le indicazioni nazionali sul web.

Considerato l’impatto che hanno avuto le Indicazioni nazionali per i licei, abbiamo voluto controllare che cosa se ne pensa anche in altri siti che si occupano di scuola.
Il CIDI (www.cidi.it), in un documento datato 22/4/10, esprime, con un’ampia e articolata analisi, una posizione fortemente critica nei confronti della bozza ministeriale. Sul piano del metodo rileva che il Ministero interviene su finalità, obiettivi e impianto culturale dei licei senza tener conto dell’autonomia delle scuole, senza sentire il parere delle commissioni parlamentari e, soprattutto, senza un dibattito preliminare. Che cosa significa oggi “cultura disinteressata”, “cultura del lavoro”, “licealità”? Che cosa serve per formare “cittadini consapevoli”? Come contrastare dispersione e abbandoni? Quale rapporto costruire tra sapere, sapere scolastico, autonomia di ricerca e sperimentazione degli insegnanti? Una mancata risposta alle questioni di fondo come queste toglie organicità e coerenza a qualunque proposito o intervento che tocchi calendario, orari, cattedre, discipline. E’ grave, inoltre, l’assenza di qualsivoglia riflessione sulla cosiddetta “area comune” o delle “competenze-chiave per l’apprendimento permanente” in riferimento all’obbligo scolastico fino a 16 anni. Tutto ciò, mancando ancora indicazioni per tecnici e professionali, lascia pensare ad un sistema scolastico a canne d’organo, con rigide gerarchizzazioni, sia tra licei, tecnici e professionali, sia all’interno degli stessi tra i vari indirizzi e tipologie.
Nel merito. Anche l’imprecisione del linguaggio non aiuta a ritrovare i criteri pedagogici e didattici delle Indicazioni che, senza riferirsi neppure alle raccomandazioni europee (didattica per competenze definite indicando abilità e conoscenze, didattica laboratoriale, metodologie orientate al rinnovamento dell’insegnamento….), propongono sostanzialmente una scuola con programmi enciclopedici, chiusi al rinnovamento disciplinare.
Sostanzialmente d’accordo Maurizio Tiriticco (www.educazioneduepuntozero.it/politiche_scolastiche) che, analizzando il “Riordino del secondo ciclo: quali competenze?” afferma “…non è affatto una riforma epocale! Si limita a tagliare ore, discipline e cattedre all’insegna del nulla o, peggio, di una riconferma dell’assoluta intoccabilità di un ordinamento che risale al 1923!” ( ricordate il “ritorno al tempo in cui Berta filava”e la polemica tra Claudio Gentili e Giorgio Israel?) Anche a suo parere per impostare correttamente una riforma sarebbe stato necessario: 1) chiarire la vision e la mission dell’istruzione secondaria in una società in continua e rapida evoluzione; 2) indicare con precisione competenze terminali, culturali e preprofessionalizzanti uguali per tutti gli studenti; 3) oppure articolare “percorsi con peculiari caratteristiche e finalizzati alla certificazione di competenze specifiche e differenziate” raccordabili al mondo del lavoro e/o a studi ulteriori. Percorsi flessibili in grado di perseguire il “successo formativo” (art. 1, Regolamento dell’autonomia) e tali da, pur tagliando le ore curricolari, incrementare attività di sostegno, approfondimento e ricerca di cui un buon sistema di istruzione non può più fare a meno. I due testi proseguono sviluppando un’articolata e puntuale analisi critica del testo, analisi che motiva il duro giudizio iniziale su documento del Ministero. Nello stesso sito, Daniela Bertocchi il 19/5, scrivendo “A proposito delle Indicazioni nazionali per i licei: lingua e letteratura italiana”, rileva le incongruenze tra il “Profilo culturale, educativo e professionale” descritto nell’allegato A del “Regolamento per i licei” e gli OSA (obiettivi specifici di apprendimento) della sua disciplina. Prevalgono soprattutto i contenuti rispetto alle competenze, specialmente in letteratura dove ci si limita ad indicare un certo numero di autori, praticamente obbligatori. Il giudizio finale è senza appello. “Il formato di programmi delle cosiddette Indicazioni è probabilmente il problema più grave e di fatto inemendabile: da una parte consolida vecchie prassi e dall’altra offre un alibi a chi non intende innovare ( tipicamente: “con tutto quel che il programma prescrive non si possono certo fare altre cose”).
Abbiamo dato una scorsa al Parere del CNPI (www.cidi.it/segnaliamo/cnpi28_4_2010PARERE_INDICAZIONI.doc ), uscito il 28/4, dopo il documento del CIDI, e vi abbiamo colto non trascurabili notazioni critiche. Nelle Indicazioni si rileva una carente “organicità e unitarietà del sistema di istruzione e di quello liceale in particolare” e andrebbero collegate alle norme sull’adempimento dell’obbligo scolastico.
E’ difficile l’individuazione delle competenze e la loro concatenazione con le conoscenze. La didattica laboratoriale deve interessare tutte le discipline, non solo alcune, perché consente “la ricostruzione, integrazione e conservazione delle conoscenze”. Ancora. “E’ emersa una certa discrasia tra gli enunciati in Introduzione e la selezione dei contenuti disciplinari, … [un’] evocazione meramente nominale degli obiettivi di apprendimento [identificati] con gli argomenti piuttosto che con i traguardi…” Il problema è particolarmente evidente nelle indicazioni per filosofia nelle quali gli obiettivi si identificano con gli autori da trattare senza alcun collegamento con altre discipline. Altri rilievi riguardano: l’elencazione analitica di contenuti che fanno emergere, in diversi casi, “inaccettabili dimenticanze”; l’imprecisione del linguaggio; il mancato rilievo dato “…all’acquisizione di competenze, anche in funzione metacognitiva, nell’analisi dei codici (linguistico, matematico, musicale e grafico) e nel loro uso.. presupposto trasversale inderogabile sia per la continuazione degli studi sia per l’inserimento nel mondo del lavoro sia per l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita”; “…l’opportunità che gli estensori delle Indicazioni collaborino con gli estensori delle linee guida per gli istituti tecnici e professionali.” Non mancano rilievi critici ai riferimenti culturali e ai rapporti con altre discipline nell’analisi delle problematiche specifiche degli insegnamenti della Musica e di Cittadinanza e Costituzione. Ci sembrano di notevole interesse i suggerimenti relativi alle “Azioni di supporto alle Indicazioni”, azioni che vanno orientate al rafforzamento dell’autonomia scolastica dotando gli istituti di un organico funzionale pluriennale e di adeguate forme di sostegno alla formazione e alla valorizzazione delle competenze professionali del personale della scuola,.
Nelle conclusioni si ribadisce la necessità “…di fissare in maniera più esplicita le competenze chiave da aggiungere al termine del primo biennio degli studi liceali in modo da garantire l’assolvimento dell’obbligo di istruzione”; si invita a superare la separazione tra cultura umanistica e cultura scientifica potenziando quest’ultima col privilegiare, nelle discipline attinenti, lo sviluppo di competenze rispetto alla quantità degli argomenti da trattare; di raccordare la progettazione formativa con gli esami di stato declinando con chiarezza i livelli minimi da raggiungere sia per conferire credibilità agli esami sia per garantire agli studenti il diritto ad essere valutati su indicatori chiari ed inequivocabili.
La delegazione CGIL-CIDI (www.cidi.it/segnaliamo/dichiarazione-voto.doc ) al CNPI, pur avendo contribuito alla elaborazione del Parere, ha motivato il proprio voto contrario perché, oltre ad una critica più netta all’impianto culturale, avrebbe voluto che il documento dei Comitati della Scuola Superiore fosse accolto senza gli emendamenti che lo indeboliscono; che fossero chiariti sia il carattere giuridico delle Indicazioni sia il percorso per la loro definizione e il ruolo del CNPI; che fossero previsti una consultazione del mondo della scuola e un nuovo parere del CNPI.

Loris Borghi