lunedì 10 maggio 2010

www.pedagogia.it

E’ il sito di “Pedagogika” “trimestrale di educazione, formazione e cultura. Esperienze-sperimentazioni-informazione-provocazioni” diretto da Maria Piacente, edito dalla Stripes, Cooperativa Sociale Onlus. Assieme alla consueta promozione di testi della casa editrice, di iniziative culturali, convegni e incontri, l’home page presenta i link che consentono di aprire l’archivio della rivista da cui si possono recuperare articoli che risalgono fino al settembre 2002.. Dei numeri più recenti vengono riprodotti, in genere, l’editoriale, tre articoli rappresentativi della tematica centrale del numero, una recensione a due voci - di solito molto stimolante per la diversità dei punti di vista relativi allo stesso testo - e le segnalazioni di libri, film, dischi o brani musicali.
Aprendo il primo numero del 2010 nel quale si parla di “…erranze….migrazioni” , l’editoriale di Salvatore Guida , pur lamentando la disumanità immorale di quanto, in troppe occasioni, avviene in rapporto al fenomeno dell’immigrazione, si sforza di cogliere in episodi anche minuti il seme di un possibile riscatto che deve necessariamente passare attraverso l’educazione delle nuove generazioni e la riflessione culturale da cui possono emergere gli strumenti per vincere pregiudizi, paure e ostilità immotivate. La riflessione di Franco Cambi su L’intercultura e l’idea di “confine”: appunti pedagogici prende le mosse dalla constatazione della inarrestabile pervasività della globalizzazione, fenomeno che ci obbliga a fare i conti con la necessità di superare chiusure etnocentriche per aprirci al pluralismo culturale, alla logica dell’incontro, dello scambio, al fine di realizzare un habitat interculturale. Di qui l’esigenza di una ridefinizione di confine come recinto di un’identità che ci separa e ci tutela dall’altro, dal nemico, anche se la sua porosità ha sempre consentito scambi e mescolanze. In una società aperta, a rete, caratterizzata dalla complessità, dall’integrazione e dal mutamento, la pedagogia ha il compito di pensare alla costruzione di un’identità mobile che consenta di abitare “tra” e non dentro i confini evitando gli estremi del dominio di una parte sull’altra e dell’uguaglianza formale. Occorre ricercare regole e pratiche per ascoltarsi, far esperienza dell’altro, coglierne le potenzialità ; senza violenza, per convinzione, portando i gruppi al cambiamento di stili cognitivi e sociali e di identità personale e collettiva. Il tema è complesso e impone di confrontarsi con le spinte irrazionali e istintuali, spesso stimolate dai media, rispetto alle quali risulta sempre più arduo riportare alla riflessione e alla razionalità.
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